Programma, Sintesi e Codici identificativi
dei 15 interventi al convegno

“La misura della Felicità è un vantaggio

per l’Azienda, la Comunità e l’Individuo.

Bologna 14 Dicembre 2013


Questi sono i titoli dei 15 interventi nell’ordine con cui sono stati presentati.
Clickando il nome di ciascun oratore potrete leggerne la sintesi.
Ogni intervento, ai fini della documentazione associativa, è identificato da un proprio codice.

Codice intervento: nessuno

Introduzione.

Giovanni Battista Ubaldi

Psicologo, Filosofo ed Ingegnere.

Codice intervento: 02

Possiamo essere felici?

Eleana Pellottieri

Dott.ssa in Scienze Umane e Counselor in formazione.

Codice intervento: 03

La Felicità nella letteratura.

Ferdinando Amigoni

Docente di Letterature Comparate
presso l’Università degli Studi di Bologna

Codice intervento: 04

Dalla “Felicità nel Diritto”
al “Diritto alla Felicità”.

Benedetta Sardini

Avvocato del foro di Milano e Mediatore Professionista.

Codice intervento: 05

La riabilitazione integrata dei pazienti oncologici lungo-sopravviventi:
Felicità o benessere?

Stefano Giordani

Responsabile Oncologia Territoriale dell’AUSL di Bologna,
Direttore Scientifico Associazione “Gli Onconauti” e Hospice Ferrara.

Codice intervento: 06

La psicologia positiva di Seligman.

Maria Civardi

Dott.ssa in Psicologia.

Maya Forgione

Dott.ssa in Psicologia.

Codice intervento: 07

Le nove posizioni dell’Io sulla Felicità.

Sandro Candreva

Psicologo Psicoterapeuta.

Codice intervento: 08

La Felicità per i pazienti in psicoterapia.

Sara Piattino

Psicologo Psicoterapeuta.

Codice intervento: 09

Cosa rende felici? Evidenza di “ricette” diverse ma con il medesimo risultato.

Carlo Chiorri

Ricercatore in Psicometria, Dipartimento di Scienze della Formazione,
presso l’Università degli Studi di Genova.

Codice intervento: 10

Il nuovo metodo per misurare la Felicità.

Fabrizio Bracco

Ricercatore in Psicologia Generale presso l’Università degli Studi di Genova.

Codice intervento: 11

La somministrazione dei test per la misura della Felicità.

Laura Riontino

Specializzata in Psicologia e Collaborarice di Ricerca
presso l’Università degli Studi di Trieste.

Lucianna Salerno

Collaboratrice di Studio Psicologico.

Codice intervento: 12

I lavoratori felici sono anche più produttivi? Misurare la Felicità nei contesti aziendali.

Micaela Morocutti

Gestalt counselor professionista con specializzazione nelle organizzazioni.
Consulente Marketing e Comunicazione in ambito Digital Identity.

Codice intervento: 13

Fuga dalla felicità: la percezione del welfare ai tempi della crisi 2.0.

Giuseppe Ferricelli

Educatore e promotore della Rivista Lebenswertes Leben.

Codice intervento: 14

Il consumatore felice.

Daniel Paone

Giornalista Professionista.

Codice intervento: 15

Conclusioni del Convegno.

Giovanni Battista Ubaldi

Psicologo, Filosofo ed Ingegnere.


Queste sono le Sintesi (abstract) degli interventi al convegno e i relativi codici identificativi.

Codice intervento: nessuno

Introduzione

di Giovanni Battista Ubaldi

Psicologo, Filosofo ed Ingegnere.

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Sintesi:

Dopo una breve presentazione dell’Associazione DiBeneInMeglio, viene illustrata la finalità del convegno prendendo lo spunto dal Manifesto della Psicologia della Felicità promosso dall’Associazione a Dicembre dello scorso anno.

In quel documento viene data una nuova lettura al termine Felicità, sottolinenadone la sua caratterisica di essere un processo e non uno stato.
Il presente convegno vuole sottolineare i progressi fatti in questo settore dall’Associazione, che ha messo a punto nel corso dell’anno uno specifico strumento psicometrico atto a misurare l’evoluzione dello stato di benessere, e quindi a misurare la Felicità dell’individuo nell’evolversi delle varie situazioni di vita.

Nello svolgimento del convegno, dopo una panoramica sul concetto di Felicità in sè, il “quid rei”, sono mostrati i vantaggi che la misura della Felicità, intesa come grandezza numerica, può dare alla produzione, alla collettività ed all’individuo.

Caratteristica infatti dell’Associazione DiBeneInMeglio è quella di declinare le proprie ricerche scientifiche mostrandone le loro potenzialità in concrete applicazioni.
In tale linea, viene quindi illustrata la struttura del convegno.

 

Codice intervento: 02

Possiamo essere Felici?

di Eleana Pellottieri

Dott.ssa in Scienze Umane e Counselor in formazione.

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Sintesi:

Ciascun individuo sviluppa un’idea personale di ciò che è desiderabile in funzione della propria personalità e del proprio vissuto. La felicità coincide col piacere come sosteneva l’Edonismo epicureo oppure coincide con la realizzazione della propria natura come sosteneva Aristotele?

Egli, contrario all’idea di felicità come appagamento dei bisogni, pensava che essa trovasse il suo vero significato nell’espressione delle virtù individuali e nella capacità di dare/dotare di senso la propria esistenza. In questo pensiero risiede il seme antico di un più recente approccio, quello della Psicologia Umanistica, che poggia sulla fiducia estrema nel potenziale umano, e della Psicologia Positiva di Seligman secondo la quale esiste, accanto all’emozione forte e fugace quasi sempreentificata con la felicità, la gratificazione: uno stato d’animo in grado di coinvolgere l’attività mentale e trattenere l’individuo in una dimensione piacevole più duratura. La necessità di farsi sempre trovare pronti alle richieste esterne in una società altamente competitiva ci induce a trascurare molte cose belle della vita dimenticando di dare valore alla cosa più preziosa che abbiamo: il tempo. Scrive Seligman “Perdiamo enormi quantità di presente”siamo esseri distratti che svolgono azioni e interazioni in modo automatico e non concediamo spazio ai sogni né all’ascolto di noi stessi finendo per camminare a vuoto chissà verso cosa o verso dove.

La Psicologia Positiva vuole insegnarci a guardare il mondo con occhi nuovi e indicarci la strada per un possibile cambiamento: trasformare le emozioni negative in pensiero positivo attraverso il quale pervenire ad uno stato di benessere.

Il bisogno di felicità è connaturato all’essere umano il quale si muove sempre in cerca di qualcosa che lo appaghi ma, poiché la felicità non è duratura, lascia continuamente un vuoto da colmare. Secondo Aristotele la felicità risiede nel perseguimento delle virtù, similmente Seligman, studiando le condizioni che contribuiscono al funzionamento ottimale dell’individuo, dice che oltre a diventare consapevoli delle nostre potenzialità e virtù, possiamo riuscire ad essere felici modificando il nostro pensiero e applicando nuovi comportamenti in modo da non subire negativamente gli eventi esterni e le emozioni che essi suscitano in noi. Ma siamo capaci di essere felici? Siamo in grado di non mettere maschere né aspirare ad essere ciò che è contro la nostra natura e attraverso l’allenamento del nostro pensiero imparare a costruire la nostra personale felicità? Possiamo eliminare i pensieri negativi, i sensi di colpa e le false credenze per fare in modo che le circostanze, anche quelle che non vorremmo affrontare, diventino occasione di crescita e provare a camminare nel mondo con occhi nuovi? Possiamo imparare? Secondo l’autrice dell’intervento sì. Possiamo riuscire a scegliere cosa fare delle nostre vite, a cosa dare importanza e per cosa vale la pena lottare eliminando i fattori di disturbo che impediscono il dialogo intimo con noi stessi e dando un significato autentico alle nostre esistenze.

Codice intervento: 03

La Felicità nella letteratura.

di Ferdinando Amigoni

Docente di Letterature Comparate
presso l’Università degli Studi di Bologna

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Sintesi:

Il contesto letterario vede come protagonisti un’opera, uno scrittore ed un lettore.

In questo ambito parleremo del rapporto fra “Felicità dello Scrittore”, “Felicità dei Personaggi nell’opera” nonché della “Felicità per il Lettore”.

La modalità espressiva dell’opera si declina poi in diverse tipologie letterarie ognuna delle quali risulta più o meno idonea a raccontare la Felicità.

La poesia ad esempio, essendo la fotografia di un istante dell’esistenza, si adatta forse più a definire uno stato, un benessere idealizzato ed immutabile.

La narrativa invece non sembra affatto una modalità comunicativa adatta a parlare della felicità come entità astratta, almeno non la letteratura come la conosciamo da un paio di secoli.
Anche il lettore più restio a ogni forma di generalizzazione difficilmente potrà negare che la felicità sia per lo più assente dai testi letterari dove spesso impera la sofferenza e l’infelicità.

La felicità nei romanzi si esprime quindi non
necessariamente nel fine ultimo dell’opera, ma, per ogni personaggio, in stadi intermenti al racconto dove i personaggi si differenziano tra loro proprio per un diverso ideale di felicità: la trama nasce così dall’intersecarsi di percorsi dei diversi soggetti che, anche tra accadimenti naturali,
perseguono ciascuno la propria diversa idealità, in un processo dinamico tra l’essere ed il divenire.

Per riprendere alcune categorie del Manifesto a cui questo convegno s’ispira, è forse lecito affermare che la felicità e l’infelicità (intesa come differenza positiva o negativa tra gli stati di benessere) sono molto rappresentati nel divenire di romanzi e racconti, mentre la felicità come stato idealizzato, come aspirazione per lo più inappagata, è addirittura qualcosa di simile a un orizzonte presupposto all’atto stesso di scrivere e di leggere (anche se assai spesso si tratta di un orizzonte che, come ogni orizzonte, rimane sempre alla stessa distanza rispetto a colui che s’inoltra fra le parole, le pagine, i sonetti, i capitoli).

Esistono eccezioni, ovviamente, e qualcuna la si vedrà nel corso dell’intervento; tra esse anche quella che vede la sofferenza come passione dell’anima, fine perseguito per la propria realizzazione.

La maggior parte dei personaggi vive una vita di sofferenza che sembrerebbe poter contemplare anche attimi di felicità, ma come recita l’epigrafe posta a esergo del presente convegno, si tratterà di attimi appunto, non mèta di un viaggio, quanto fugaci epifenomeni nei quali ci si può imbattere nel corso del viaggio,istanti mai esclusivi – se non per folgoranti interruzioni del tempo – sempre reversibili e contigui ai molti altri colori della tavolozza degli affetti umani.

Noli tangere felicitatem!” sembra essere il motto del perennemente oscillante soggetto diviso (la cui banda di oscillazione ottimale tra gli estremi della pura felicità e della pura infelicità – poli ideali, limiti asintotici degli assi cartesiani dello spirito – si situerà, è lecito supporlo, in mai definitive posizioni intermedie).

Codice intervento: 04

Dalla “Felicità nel Diritto” al “Diritto alla Felicità”.

di Benedetta Sardini

Avvocato del foro di Milano e Mediatore Professionista.

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Sintesi:

Nell’intenzione di indagare il concetto di “felicità nel diritto”, e dunque, all’interno delle Istituzioni e delle Carte Costituzionali attualmente esistenti, l’Autrice ha appurato che solo pochi Legislatori Illuminati hanno
enunciato e recepito la Felicità tra i principi fondanti del proprio Stato d’appartenenza (ad esempio nell’art. 13 Costituzione Giapponese, in quella degli Stati Uniti e in quella del Butan).

Al contrario studiando la sostanza della “felicità nel diritto” si rileva come il ragionamento giuridico di tutti gli Stati sia
sostanzialmente teso a dirimere le costanti violazioni di diritti, quali i diritti alla dignità che vengono calpestati, i diritti lesi dalla violenza e/o dalla coercizione dell’ordinamento in cui il Cittadino vive.

Insomma, il diritto dirime il contenzioso e quindi nel diritto più che di “Felicità”, sarebbe opportuno parlare della “Infelicità”. E anche quando il legislatore si occupa del diritto alla felicità (come ad esempio nel caso del diritto che la vacanza sia felice e non rovinata dalla imperizia degli operatori) lo fa per risarcire l’infelicità subita.

Ma allora: c’è un diritto sostanziale alla felicità che ciascun Cittadino può reclamare e rendere eseguibile, oltre ad essere considerato un diritto formale enunciato in alcune Carte Costituzionali?

O, forse, sarebbe più opportuno ragionare intendendo il cosiddetto “diritto alla felicità” come un diritto troppo intimo e personale perché i Legislatori e i Governi possano occuparsene in maniera esplicita e diretta?

O si può sostenere che l’unico strumento volto a creare felicità per i cittadini consiste nell’evitare che le persone siano violate fisicamente, vivano in eccessiva miseria o subiscano gravi ingiustizie per ragioni culturali o di genere (cioè la protezione prevista dai diritti fondamentali dei diritti umani)?

Insomma, la questione potrebbe essere posta in questi termini: se il “diritto alla felicità” possa consistere nell’eliminare il più possibile le cause che inficiano la felicità mediante interventi ad hoc (mirati a singole problematiche), oppure se, il “diritto alla felicità” possa consistere nel realizzare una condizione di sistema che si traduca in un climax ambientale che sia in grado di tutelare i diritti dei Cittadini che appartengono a un certo Stato.

Sarebbe dunque legittimo avanzare una proposta affinché, ad esempio, venga inserito nella Costituzione Europea un “diritto di non essere impedito alla felicità” (come avrebbe detto Benedetto Croce.. ) ??

Ci interrogheremo insieme e capiremo quale possa essere, allo stato dell’arte, una possibile via di risposta o uno spunto di riflessione.

Codice intervento: 05

La riabilitazione integrata dei pazienti oncologici lungo-sopravviventi:
felicità o benessere?

di Stefano Giordani

Responsabile dell’Oncologia Territoriale dell’AUSL di Bologna,
Direttore Scientifico Associazione “Gli Onconauti” e Hospice Ferrara.

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Sintesi:

Questo intervento evidenzia come un “percorso verso la Felicità” sia fondamentale nei processi riabilitativi di chi ha vissuto un’esperienza oncologica grave.L’intervento verte sulla attività dell’Associazione “Gli Onconauti”, di cui il Relatore è Direttore Scientifico, e che opera proprio nella Riabilitazione Integrata Oncologica.

Percorrendo quelli che sono i dati relativi ai tumori in Italia e alla guaribilità della maggior parte di essi, si analizza quello che è il delicato e non scontato decorso riabilitativo dei “sopravvissuti” ad una esperienza di tumore.

Purtroppo anche dopo un intervento risolutivo al malato di tumore rimane il timore che il male possa ritornare e che per lui non possa mai più esserci una vita normale (pur avendo sconfitto il suo nemico).
Il lavoro del chirurgo si chiude con una terapia medica che, se ha effetti positivi sul corpo, non li ha anche sulla psiche ferita del malato.

L’associazione “Gli Onconauti” si propone di intervenire su questo tipo di problema con metodologie atte a porre fine definitiva aanche alle problematiche psichiche: esse affiancano alle terapie tradizionali, anche alcune tecniche complementari,di espressività ed impegno che consentono di recuperare al meglio il benessere in tutte le dimensioni.
Il paziente, così coinvolto, prendere coscienza piena della propria guarigione.

Codice intervento: 06

La psicologia positiva di Seligman.

di Maria Civardi

Dott.ssa in Psicologia.

e di Maya Forgione

Dott.ssa in Psicologia.

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Sintesi:

Lo scopo della presentazione è introdurre PERMA; (acronimo di: Positive Emotions, Engagement, Relationship, Meaning, Accomplishment) il nuovo modello su benessere e felicità di Martin Seligman. Questo modello è stato presentato per la prima volta nel 2011 nel testo: “Flourish. A Visionary New Understanding of Happiness and Well-being”. Per comprendere la genesi e la portata di questo modello è necessario accennare alla breve ma intensa storia della Psicologia Positiva, ai suoi assunti fondamentali, ai principali autori ed ai suoi predecessori.

Codice intervento: 07

Le nove posizioni dell’Io sulla Felicità.

di Sandro Candreva

Psicologo Psicoterapeuta.

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Sintesi:

L’intervento descrive nove definizioni di Felicità individuale, così come emergono dall’esperienza pluriennale che uno psicoterapeuta di formazione analitica ha avuto con i propri pazienti.

L’analisi dei vissuti di felicità si basa sulla popolazione -numericamente limitata- delle persone che negli anni si sono succedute in cura presso l’autore, ed il principale strumento di analisi è -coerentemente ai principi ed alla prassi degli approcci psicodinamici- la capacità, propria dello psicoterapeuta, di entrare in relazione con l’assistito.

L’obiettivo del presente intervento non è la verifica della concezione di felicità che hanno gli assistiti, ma il fatto che la relazione in corso permette all’analista una prospezione di cosa sia “Felicità” per chi ha davanti. Da essa egli può dedurre, nel numero, una casistica e una ricorsività.

Si parte dall’osservazione che i profili psichici di ciascun singolo individuo si evidenziano, nella quotidianità, con modalità di reazione tra loro differenti ma costanti in situazioni uguali o analoghe.

L’acquisto, ad esempio, è mirato alla gratificazione di chi compra, quindi quell’acquisto rappresenta la sua declinazione dello stato di benessere, declinazione che sarà diversa a seconda del carattere della persona stessa.

Nella casistica si evidenziano nove segmentazioni.

Che nomi dare a ciò che muove ciascun tipo di carattere?

In Psicologia abbiamo a disposizione diverse formulazioni linguistiche.
Piuttosto che scegliere i nomi tradizionali delle passioni dell’anima o dei disturbi del carattere –entrambi drammatici e tra loro notevolmente corrispondenti- l’Autore sceglie la formulazione che illustra le nove posizioni dell’Io.

1-Io sono diverso

2-Io sono felice

3-Io ho successo

4-Io ho ragione

5-Io conosco

6-Io sono affidabile

7-Io sono forte

8-Io aiuto

9-Io sono soddisfatto

Per ciascuna formulazione l’Autore descrive gli aspetti che descrivono la posizione dell’Io propria di quel carattere specifico, teso ad incrementare il proprio stato di benessere nel processo dinamico che noi chiamiamo Felicità.

Codice intervento: 08

La Felicità per i pazienti in psicoterapia.

di Sara Piattino

Psicologo Psicoterapeuta.

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Sintesi:

Quante volte c’è capitato di accogliere nei nostri studi pazienti che, a prescindere dalla diagnosi, arrivano infelici per eccesso di desiderio, per invidia, per l’incapacità di accettarsi e volersi bene, per aspettative irrealizzabili ed irrealistiche. Già Sigmund Freud (1929) in – Il disagio della civiltà – scriveva: “Il prezzo del progresso della civiltà si paga con la riduzione della felicità”. Difatti, molti di questi pazienti, sono chiusi in una gabbia di autistico narcisismo che impedisce loro di nutrirsi del bello delle loro esperienze e che porta a ripetere sempre gli stessi copioni disfunzionzionali, o a ripetere il trauma di base mettendo in atto le stesse “tentate soluzioni” (Nardone, & Watzlawick, 1990) al fine di arginare e contenere il problema che però non fanno altro di cristallizzare.

Di certo, la psicoterapia non può avere come obiettivo la felicità del paziente, in termini assoluti e forse irrealistici, o la modifica in toto della personalità, ma piuttosto obiettivi ben più concreti e realizzabili. Essi devono permettere al paziente di uscire da un atavico e pressante circuito vizioso per vivere, come diceva Franz Alexander (1946; 1993 in Migone), una “esperienza emozionale correttiva” che aiuti a cambiar occhi: il fine è di evitare l’attesa in cui sia il mondo a cambiare e, finalmente, riuscire a guardare nuovi orizzonti di vita. E allora, pensiamo a quante volte, i pazienti, si siedono di fronte a noi con la richiesta di star bene, di “guarire”, di tornare o iniziare ad essere felici? E quante volte, paradossalmente, questa “felicità” non vuole essere realmente vissuta da persone che, forse in parte, non sono in grado di accoglierla, di viverla, anzi addirittura di tollerarla? Ma cosa è la felicità per queste persone? E in che modo il percorso di psicoterapia potrebbe aiutarli ad essere “più felici”? Lo abbiamo chiesto direttamente a coloro che hanno fatto o stanno seguendo in percorso terapeutico. I risultati sono presentati durante questo intervento.

Codice intervento: 09

Cosa rende felici? Evidenza di “ricette” diverse ma con il medesimo risultato.

di Carlo Chiorri

Ricercatore in Psicometria, Dipartimento di Scienze della Formazione,
presso l’Università degli Studi di Genova.

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Sintesi:

L’autore presenta uno studio che ha l’obiettivo di verificare se possono essere individuati profili distinti e quindi “ricette” diverse per la felicità, e se questi diversi profili differiscono rispetto a caratteristiche socio-demografiche e, soprattutto, rispetto alla valutazione complessiva della felicità.

Hanno partecipato allo studio 328 persone (77% femmine, età media 31 anni), che hanno compilato un’indagine on-line sui vari aspetti della felicità. In questo studio sono state analizzate, mediante analisi di cluster, le graduatorie che ogni partecipante aveva stilato riguardo l’importanza di quattordici diversi aspetti della propria vita nel contribuire alla propria
felicità. La soluzione ottimale ha prodotto tre profili, che sulla base dell’aspetto della propria vita più alto in graduatoria sono stati etichettati come:

Salute (n=157, 47.9%),

Amore (n=70, 21.3%);

Me stessa/o (n=101, 30.8%).

Rispetto alle variabili socio-demografiche, i tre profili sono risultati diversi per

– genere (Femmine più presenti nel profilo Me stessa/o e Maschi più presenti nel profilo Salute),

– età (partecipanti nel profilo Salute tendenzialmente più vecchi degli altri due profili),

nell’avere una relazione sentimentale (persone con una relazione in corso più presenti nel profilo Amore).
Su tutte le altre variabili, e in particolare sulla valutazione del proprio livello di felicità, non sono state osservate differenze statisticamente significative fra i tre profili. I risultati di questo studio suggeriscono vi sia più di una “ricetta” della felicità, in quanto gli individui possono dare maggiore importanza ad alcuni
aspetti rispetto ad altri, ma nessuna di esse sembra produrre un maggior livello di felicità rispetto alle altre.

Codice intervento: 10

Il nuovo metodo per misurare la Felicità.

di Fabrizio Bracco

Ricercatore in Psicologia Generale presso l’Università degli Studi di Genova.

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Sintesi:

In questo intervento viene presentato un nuovo strumento per la valutazione della felicità in base alla definizione del manifesto dell’Associazione Internazionale di Psicologia della Felicità.

A partire da una rassegna della letteratura scientifica sono stati individuati tre strumenti psicometrici di dimostrata validità e attendibilità che potevano essere utili allo scopo: l’Oxford Happiness Inventory (Hills & Argyle, 2002), il Profile of Mood States (McNair et al., 1971) e il Life Orientation Test-Revised (Scheier et al., 1994). Questi tre strumenti sono stati somministrati insieme ad una scheda socio-demografica ad un campione di 398 individui della popolazione generale (Femmine = 56%, età media 38?16 anni) raccolti in varie città dell’Italia centro-settentrionale.

A partire dalle correlazioni delle risposte agli item dei tre test, è stato sviluppato, mediante analisi statistiche multivariate (analisi fattoriale esplorativa), un nuovo e più agile strumento per la valutazione della felicità, composto da 32 item, che valutano tre fattori indipendenti del costrutto di benessere: lo stato emotivo, l’ottimismo e lo stress.

La felicità viene misurata come variazione dello stato di benessere così come sopra definito.
La brevitá della scala la rende un agile e versatile strumento di rilevazione della felicità, che può essere affiancato ad altri strumenti psicometrici (ad esempio per la alutazione della personalitá) o per la valutazione di specifici costrutti implicati con il benessere della persona (ad esempio, in relazione ad interventi di psicologia della salute).

Codice intervento: 11

La somministrazione dei test per la misura della Felicità.

di Laura Riontino

Specializzata in Psicologia e Collaborarice di Ricerca
presso l’Università degli Studi di Trieste.

e di Lucianna Salerno

Collaboratrice di Studio Psicologico.

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Sintesi:

Le Autrici hanno effettuato la somministrazione dei nuovi strumenti di misura della Felicità, verificandone gli esiti ed i differenti protocolli di somministrazione.

La prima relaziona sull’esito di due diverse misurazioni che sono state effettuate in occasione di due gite in pullman della durata di alcuni giorni.

Approfittando della disponibilità della sezione di Muggia (TS) dell’ANFI (Associazione Nazionale dei Finanzieri d’Italia) che ha effettuato gite turistiche per i propri associati e familiari, l’Autrice ha somministrato ai passeggeri durante il viaggio di andata ed in quello di ritorno alcune batterie di test.

In questa parte dell’intervento si analizzano i risultati ottenuti e le differenze tra i due esiti che sono stati i prodromi della messa a punto dei test definitivi.

Successivamente alla messa punto di tali test (avvenuta durante l’estate 2013) la seconda Autrice ha collaborato allo studio del protocollo mediante il quale il test viene proposto ai soggetti dei quali si vuole misurare la variazione dello stato di benessere.

La verifica dei protocolli è avvenuta nell’hotel Nettuno di Marina di Pietrasanta (Versilia) in occcasione dell’evento “Lucca Comics”.

L’Autrice illustra i risultati che hanno portato ad individuare le più efficaci modalità di somministrazione nei vari casi.

L’unione della batteria di test, messa a punto dai Ricercatori dell’Associazione, e dei protocolli di somministrazione, così identificati, costituiscono il metodo di misura della felicità presentato al convegno.

La prima Autrice ha poi verificatoo in una ulteriore gita ANFI lo strumento definitivo.

Codice intervento: 12

I lavoratori felici sono anche più produttivi? Misurare la Felicità nei contesti aziendali.

di Micaela Morocutti

Gestalt counselor professionista con specializzazione nelle organizzazioni.
Consulente Marketing e Comunicazione in ambito Digital Identity.

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Sintesi:

Il tema dell’intervento verte sulla “Felicità” nelle aziende.

Cosa si intende per “Azienda felice”?

Sappiamo che nell’individuo la Felicità è un costrutto che dipende da più fattori in lui concomitanti.

Similmente un’Azienda è “felice” se c’è il concorso di più elementi, non solo quindi il successo economico, ma anche le qualità del prodotto o del servizio, la soddisfazione del cliente, l’efficienza comunicativa intra ed extra aziendale, il senso di realizzazione dei dipendenti etc.

Se gli individui in rapporto con l’azienda (Dipendenti, Manager, Consulenti, Clienti, Consumatori) raggiungono i loro obiettivi sono felici e gratificati, e, se il soggetto è Felice, è più proattivo e stimolato nel raggiungimento degli stessi.

Nell’accezione di cui sopra il “Benessere Organizzativo” costituisce uno strumento innovativo, in ambito aziendale, per aumentare produttività, motivazione e “Felicità” nello svolgimento degli specifici ruoli aziendali.

Purtroppo, ancora oggi, nella cultura aziendale italiana, il “Benessere Organizzativo” (marketing interno – ascolto organizzativo) è un tema largamente sottovalutato mentre, al contrario, dovrebbe diventare un tema da approfondire con convinzione da parte degli imprenditori, dei leader e dei manager, per affrontare, in modo innovativo e propositivo, la crisi epocale che da più di sei anni attraversa, devastandolo, il mondo dell’economia e del lavoro.

Saranno mostrate ricerche e sperimentazioni effettuate in altri paesi, (come ad esempio gli Stati Uniti, ed altri) che dimostrano come l’attenzione posta al benessere delle persone (prima che l’attenzione agli obiettivi), rappresenti per un’azienda uno strumento potente ed efficace nelle sue conseguenze concrete,
togliendola dal bunker inteso come rappresentazione della sola resistenza alla crisi ed alle difficoltà e trasformandola in un’organizzazione
realmente resiliente, dunque proattiva rispetto agli eventi negativi esterni oltre che tesa e potenzialmente capace, di prevenire eventi negativi
interni.

Limitare la Felicità umana ai soli accadimenti (eventi) esterni, significa rendere le persone passive e come tali ininfluenti ed irresponsabili nei confronti di ciò che accade loro.

Al contrario, accompagnare le persone al raggiungimento di un benessere, in ogni ambito della sua vita, che sia il più possibile indipendente dagli eventi negativi esterni, significa dare modo a queste stesse persone di affrontare tali eventi con maggiore lucidità, equilibrio e capacità di reazione positiva.

Codice intervento: 13

Fuga dalla felicità: la percezione del welfare ai tempi della crisi 2.0.

di Giuseppe Ferricelli

Educatore e promotore della Rivista Lebenswertes Leben.

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Sintesi:

Le società evolute e complesse (come amano definirsi quelle occidentali, e non solo) vedono la felicità principalmente come il miglioramento di stati di benessere connessi con il possesso o il consumo di beni, con un lavoro di successo e con una libertà individuale (democrazia) che alla fine si rivela essere solo una libertà di consumo (e di inevitabile indebitamento). Una parte cospicua della popolazione è però tagliata fuori da questo “progetto benessere” (a cui generalmente, si pensa, aspiri) per la inevitabile crisi di un modello di sviluppo che lega l’accesso a questi beni ad una crescita di struttura che si vorrebbe essere infinita, ma che cozza con il contesto che è necessariamente finito.

Quale è la risposta di un sistema che deve soltanto crescere, se si presentano continue crisi ccupazionali?

In Italia ufficialmente interviene il Welfare State, cioè lo Stato assistenziale.

“Welfare, letteralmente significa benessere, il Welfare State sarebbe lo Stato del Benessere: esso dovrebbe garantire alla persona il suo stato di benessere psicofisico attraverso la “difesa dei bisogni irrinunciabili”. Questa risorsa dovrebbe equilibrare, mediante l’intervento pubblico, le carenze sempre più evidenti, nonostante i vincoli e le divergenze comunitarie al riguardo.

Ma come vivono questo surrogato di “felicità” quei milioni di indigenti che aumentano ogni giorno? E in questo caso cosa comportano le prospettive di una iminuzione delle risorse ad esso dedicate? Si rileva così l’esistenza di una resilienza innata in larga parte della popolazione che ha trovato e trova altri modelli di vita, un benessere non monetizzabile, altre formule per “una vita degna di essere vissuta”.

Ed è fuorviante, di conseguenza, usare come indicatore della ricchezza il Pil, che è solo il valore dei beni e servizi finali, prodotti in un certo intervallo di tempo, all’interno di un’economia, niente altro.

Diversi studiosi hanno analizzato e studiato il fenomeno, sia in termini psicologici che sociologici, che politici.

– Easterlin, col suo paradosso, in sintesi, ci fa capire che in fondo il denaro non è tutto.

– Gilbert, ci rassicura con la constatazione che in noi esiste un “meccanismo psicologico di compensazione razionalizzante”, che alla resa dei conti ammortizza “l’infelicità”.

– Touraine ci dice “Una società è sempre determinata da un insieme di pratiche ma anche da un sistema di costruzione della realtà” .

Recentemente, anche i governi le istituzioni internazionali stanno allargando il loro orizzonte di analisi a questi modi alternativi di “percepirsi felici”, a dispetto del reddito e del Pil. Nel World Happiness Report 2013, pubblicato dall’Onu, ad esempio, si individuano sei criteri per misurare la felicità percepita: oltre al PIL, la durata media della vita, la rete personale di sostegno sociale, la libertà di fare le proprie scelte di vita, la percezione della corruzione, la diffusione della generosità. Questo studio intenderebbe fornire indicazioni su come orientare le scelte politiche per il periodo 2015 -2030, allo scopo di migliorare il benessere del pianeta e per assicurarci uno sviluppo sostenibile.

Codice intervento: 14

Il consumatore felice.

di Daniel Paone

Giornalista Professionista. Critico cinematografico.

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Sintesi:

Tra i consumatori, una categoria particolare è costituita dai consumatori di prodotti cinematografici.

L’indagine in tale settore ci interessa perchè la scelta del “film da vedere” unisce alle caratteristiche proprie del fenomeno di consumo , una sottolineatura esplicita dei valori culturali che sottostanno al modello sociale.

E’ nella cinematografia che troviamo evidenziate quelle categorie la cui variazione costituisce, nell’immaginario collettivo, la felicità. Successivamente l’Autore esamina come l’industria cinematografica cerca di attrarre lo spettatore in tempi di crisi, i nuovi modi di usufruire il cinema, il consumo degli audiovisivi e il loro rapporto con la felicità dalla nascita delle tv satellitari ad oggi.

Codice intervento: 15

Conclusioni del Convegno.

di Giovanni Battista Ubaldi

Psicologo, Filosofo ed Ingegnere.

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Sintesi:

A conclusione di questo Convegno il Presidente ricorda il vasto contesto esplorato da questo convegno in relazione al concetto di Felicità nei suoi tanti ambiti applicativi.

La finalità della Associazione, che si propone di studiare e mettere a punto gli strumenti per la misurazione della Felicità Individuale e Sociale, sono state perseguite ad oggi con la creazione dello strumento qui presentato e che misura le componenti fondamentali della Felicità: Ottimismo, Stato Emotivo e Percezione dello Stress.

Questo strumento costituisce un misuratore importante e fondamentale, che molto bene si presta in molti ambiti per valutare il successo o meno di interventi che vogliano aumentare le performances individuali, imprenditoriali e sociali. Questo strumento appare ad esempio il più idoneo per situazioni turistiche, quali strutture alberghiere o termali, o per crociere e soggiorni.

In una accezione più ampia però, la nostra Associazione che si propone di diffondere la misura del benessere in tutti gli ambiti psicologici, metterà a punto anche ulteriori strumenti.